Cari amici di LuganoMusica,

vi è mai capitato di chiedervi quando è iniziata la storia della musica? Oppure da quale momento, e in quale modo, il fare musica è diventato parte integrante della cultura umana? Si tratta di domande affascinanti, importanti e fondamentali cui è difficile dare risposta, soprattutto se quella risposta dev’essere unica, univoca ed esaustiva. Sono però domande che non bisogna mai smettere di porsi, soprattutto se – com’è il caso per LuganoMusica – si ha un ruolo istituzionale nella cultura musicale.
Guardando retrospettivamente gli ultimi nove anni – cioè da quell’autunno 2015 in cui, assieme al LAC, si inaugurò anche il cartellone LuganoMusica – verrebbe da dire che a questo compito essenziale non ci siamo mai sottratti e che, al contrario, le risposte da noi evocate sono state molte e molteplici.
Ovvio, se per “inizio della cultura musicale” si intendono i messaggi sonori che nella preistoria venivano inviati con tamburi di pelle o flautini d’osso, ammetteremo di non esserci spinti così in là. Ma se, come fanno tanti, leggiamo l’inizio della cultura musicale nella notazione dei suoni – una scrittura consapevole di sé e del proprio significato poetico-stilistico in costante evoluzione – possiamo dire di aver effettivamente preso le mosse da quell’inizio (ovvero dal dodicesimo secolo in cui vissero Lenoninus e Perotinus) spingendoci poi costantemente fino al nostro presente.

La nuova stagione 2023-2024 rinnova questo dialettico e trasversale rapporto con la storia della musica, in un abbraccio di quasi quattro secoli che pone il suo ideale inizio nel 1692 (anno in cui Henry Purcell scrisse The Fairy Queen) e arriva fino ai giorni nostri. Come ogni vicenda umana, anche quella della cultura musicale non è una linea retta, ma piuttosto un reticolo di percorsi che si incrociano e si allontanano. Così il nostro nuovo cartellone offre alcune linee tematiche e di contenuto che coabitano – a volte in parallelo, a volte sovrapponendosi – creando relazioni fertili e virtuose.

I veri protagonisti di questa trasversalità saranno due testimonial d’eccezione – Johann Sebastian Bach e Ludwig van Beethoven – le cui opere punteggeranno i programmi sinfonici, di récital e di musica da camera di tutta la stagione.

Se Bach e Purcell suggeriscono un contesto di musica barocca – reso magico dal gradito ritorno di interpreti quali Ton Koopman e l’Amsterdam Baroque Orchestra oppure Diego Fasolis con I Barocchisti e il Coro della Radiotelevisione svizzera, ma anche il duo di chitarre Thibaut Garcia e Antoine Morinière – in questa linea tematica ci sarà spazio anche per il debutto al LAC di uno dei più apprezzati gruppi europei di prassi storicamente informata (Les Arts Florissants diretti da William Christie) in un vero e proprio spettacolo anche coreografico attorno a The Fairy Queen.

Pure il cartellone sinfonico unisce graditissimi ritorni (l’Orchestra Mozart con Daniele Gatti, la European Philharmonic of Switzerland con Charles Dutoit, la Filarmonica della Scala con Riccardo Chailly, la Luzerner Sinfonieorchester con Michael Sanderling, la Bayerisches Staatsorchester con Vladimir Jurovskij) a importanti debutti: quello di una delle migliori orchestre da camera svizzere (la Kammerorchester Basel con Jonathan Cohen) e quello di uno dei massimi direttori del nostro presente, Sir Simon Rattle assieme alla Chamber Orchestra of Europe (che già ospitammo nella stagione inaugurale sotto la guida del compianto Bernard Haitink).

Nella storia di LuganoMusica un altro fil rouge distintivo è quello della presenza pianistica. Che si tratti di recital, di musica da camera o di solismo sinfonico, i pianisti che ospitiamo nella stagione 2023- 2024 costituiscono una sorta di gotha dell’interpretazione contemporanea: Martha Argerich, Sir András Schiff, Rudolf Buchbinder, Grigorij Sokolov, Emanuel Ax, Leif Ove Andsnes, Antonio Ballista e Martin Helmchen (in duo con Frank Peter Zimmermann). Accanto a loro, due giovani dal talento prodigioso (Yoav Levanon e Alexandra Dovgan) ma anche il multiforme estro di una delle formazioni cameristiche più insolite: il Gershwin Piano Quartet.

Sul fronte delle musiche nuove, sono due le significative ricorrenze che celebreremo assieme: i cent’anni dalla nascita di György Ligeti (in un pendant con la scorsa stagione che vedrà di nuovo in primo piano il LuganoMusica Ensemble, ma anche nella collaborazione con l’Ensemble 900 presente del Conservatorio della Svizzera italiana) e gli 80 anni del compositore luganese Francesco Hoch, dedicatario di un concerto monografico.
L’attualità musicale sarà ulteriormente ribadita dalle proposte EAR (Electro Acoustic Room) ed Early Night Modern (in collaborazione con Oggimusica), e si conferma pure l’unicità programmatica del weekend con i quartetti d’archi così come l’incontro con giovani e promettenti interpreti nel segmento primaverile del cartellone.

Quattrocento anni di musica che, più che un peso, sono una spinta a guardare e ascoltare il futuro della nostra cultura. E se in poche parole ho provato a darvi un assaggio di LuganoMusica 2023-2024, rimando per ogni ulteriore dettaglio alle pagine che seguono.

Nella speranza di ritrovarci tutti assieme in sala, non posso che salutarvi cordialmente.

Etienne Reymond, direttore